A good person

The last few weeks have been quite difficult and emotionally exhausting. I went through a rough patch and ended up being face to face with the tangible risk of becoming the person I don’t want to be: impatient, detached and surrounded by a big, black cloud of bad mood.

However trite it may sound, it proved to be true that you need to be confronted by darkness in order to recognise the light.

The result of the exhaustion of the past days has been in fact that I finally understood that my main objective in life is to be a good person. It may sound naive, but in this historical conjuncture I believe it may turn into a radical political choice: not giving in to fear and suspicion, keeping a curious, open and allowing attitude.

I think such a choice may represent the sole root to cultivate in order to transform our social dimension and contribute in a constructive manner to rethinking the sphere of the collective. This is perhaps the only way to emancipate ourselves from economic and political models that channel us towards a grey and faceless uniformity.

I am thinking about my parents’ decision to retreat to a simple life, I am thinking about my sister’s professional choices based on respect and inclusiveness irrespective of visible and invisible differences.

The investment on integrity, both at the level of the person and that of the practice, is the only way to survive these terrible times and to resist the vulgarity of shoutings, spitted hate and violence.

We were discussing it last night with Sandi Hilal in one of our very special transoceanic conversations. The great challenge for our future is to keep cultivating the courage to leave the doors of our houses open, to keep investing on hospitality and exchange. The difficult step is to realise that this personal choice becomes a civic responsibility, that the way we choose to live our today has immense political repercussions.

The biggest ambition is therefore to be a good person – while regaining the courage not to worry about being out of fashion.

(Dedicated to Sandi Hilal)

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Una brava persona

Le ultime sono state settimane difficili di grande fatica emotiva e momenti di buio in cui mi sono trovata faccia a faccia con il rischio tangibile di diventare la persona che non voglio essere, insofferente, distaccata e preceduta da una nuvola nera di malumore.

Per quanto possa suonare trito, a volte è proprio vero che bisogna confrontarsi con l’oscurità per rendersi conto della luce.

Il risultato di tanta fatica è che questi giorni infatti mi hanno fatto capire che forse l’obiettivo principale della mia vita è quello di essere una brava persona. Può forse sembrare ingenuo, ma penso che in un momento storico come quello che stiamo vivendo questo possa davvero tradursi in una scelta politica radicale.

Non lasciarsi sopraffare dalla paura e dal sospetto, mantenere un atteggiamento curioso, aperto e disponibile. Credo che una scelta del genere in questo momento possa rappresentare l’unica radice possibile per riformare il sociale, per contribuire in modo costruttivo ad un modo diverso di pensare alla collettività. Questa forse è l’unica via possibile per emanciparci dai modelli e dai consumi che ci incanalano verso un’uniformità grigia e senza volto.

Penso alla scelta di semplicità che hanno fatto i miei genitori, penso al lavoro di inclusione e rispetto che fa mia sorella. L’investimento sull’integrità della persona e della pratica è l’unica strada possibile per non soccombere a questi tempi spaventosi, per non cedere alla volgarità delle urla, degli sputi e della violenza. Ne parlavo ieri sera con Sandi Hilal in una delle nostre preziose conversazioni transoceaniche: la grande sfida per il futuro è quella di coltivare il coraggio di mantenere aperte le porte di casa, di investire sull’ospitalità e lo scambio. Il passo difficile è quello di renderci conto che questa scelta personale diventa responsabilità civica, che la scelta di come viviamo il nostro oggi ha immense ripercussioni politiche.

L’ambizione più grande è dunque quella di essere una brava persona – ritrovando anche il coraggio di non preoccuparsi di essere fuori moda.

(Dedicato a Sandi Hilal)