Ho scritto un tributo a coloro che puliscono la città dopo gli attentati, in occasione della bomba del 23 luglio 2016 a Kabul. La loro presenza silenziosa ci dà la possibilità di guardare avanti con dignità.
Dopo l’attentato terribile di ieri in cui i morti confermati sono 93 e i feriti piu’ di 450, il mio pensiero torna di nuovo a loro.
l giorno dopo, si sa, è sempre difficile.
Quella di ieri è stata, per Kabul, la strage peggiore dal 2001 – tutti civili, tutti giovani, un colpo al cuore già fragile della città. Con la sobrietà che caratterizza un giorno di lutto nazionale, la città stamattina si è svegliata e ha ricominciato a vivere dopo un pomeriggio passato col fiato sospeso. Kabul è una città forte, una città che reagisce e non si lascia piegare. La sua resilienza formidabile è una delle prime cose che si scoprono quando si viene a vivere qui. La vita va avanti, nonostante tutto e tutti: ci si rimbocca le maniche e si guarda avanti – un modo di vedere il mondo che è una profonda fonte d’ispirazione.
Stamattina mi sono svegliata con un pensiero fisso che non riesco a togliermi dalla testa: continuo a pensare a chi pulisce la città, a quelli che in silenzio entrano in azione prima dell’alba e ripuliscono la città dalle tracce di un orrore come quello di ieri. Si dice che la forza di Kabul sta nel fatto che riesce sempre a ricominciare, ma non si dice mai niente di quelli che lo rendono possibile, di quelli che strofinano il sangue via dall’asfalto, di quelli che raccolgono i resti e con le pompe lavano via tutto quello che deve scomparire. E’ a loro che probabilmente si deve il fatto che si possa andare avanti, a questi silenziosi restauratori della normalità che, a Kabul come a Baghdad o a Srinagar, hanno il compito di mascherare gli odori, restaurare il sipario dell’ordinario, nascondere le tracce di traumi difficili da immaginare.
Non ho idea di chi siano o che faccia abbiano, non ho idea di che cosa possa passare loro per la testa, se una preghiera o una bestemmia, mentre strofinano avvolti dalla notte. Ho pensato che fosse importante scrivere di loro – per esorcizzare un pensiero ossessivo e per rendere omaggio a chi, forse senza saperlo, ci rende possibile guardare al futuro.
Questo testo è stato pubblicato su Q Code Mag